MERCATI FINANZIARI 2: DOLLARO USA E TASSI D’INTERESSE

Collegato al precedente articolo: MECATI FINANZIARI1,  l’osservazione dell’andamento dei prezzi ci consente di comprendere le relazioni tra alcune variabili utili per definire degli scenari probabili (analisi predittiva diversa da previsione), mettendo da parte per un attimo il concetto di valore.

Il recupero dei prezzi dal minimo di marzo 2020 ha in comune con altre bolle un indebolimento del dollaro.

Spesso questa dinamica viene attribuita alla liquidità che inonda il mercato a seguito delle politiche monetarie espansive che seguono i periodi di crisi a sostegno di azioni ed obbligazioni, ma dobbiamo distinguere tra:

“l’aumento della liquidità” come conseguenza di una decisione

Vs.

“ Effetto certezza” conseguente la sicurezza che si sia sempre un intervento a sostegno nelle crisi

 

Come nel 20008-2009, i recuperi non sono stati innescati dalla liquidità quanto dalla positività, dalla fiducia nelle istituzioni, alla disponibilità a sostenere gli scambi il “WHATEVER IT TAKES” di Mario Draghi.

La sicurezza che le banche centrali intervengano è il vero motore dei recuperi al buio ( senza una valutazione critica dei contenuti).

Le Banche Centrali, rendendosi disponibili ad acquistare qualsiasi asset (vedi caso HERTZ e società zombie) la prossima azione sarà quella di acquistare anche i titoli azionari (considerate che le banche centrali di Giappone e Svizzera già sostengono acquisti azionari sostenendo artificialmente gli scambi sui mercati finanziari).

Il dollaro USA anticipa i movimenti?

Pensiamo che il prossimo movimento al ribasso potrebbe essere anticipato da un rafforzamento del dollaro, spesso associato a correzioni sui mercati azionari perché, essendo la maggior parte delle attività denominate in usd, quando si assiste a movimenti più importanti aumenta la domanda della moneta di riferimento con conseguenti apprezzamenti rispetto alle altre valute e possibili rialzi dei tassi di interesse.

Anche dal punto di vista tecnico i prezzi del cambio eur/usd potrebbero aver raggiunto livelli significativi che insieme ad altre valutazioni lasciano pensare che la bolla sui mercati possa iniziare a sgonfiarsi.

Guardare al dollaro è interessante ma i Tassi di interesse rappresentano un elemento chiave per comprendere anche lampiezza delle correzioni perché:

I sostegni monetari si sono sostituiti alla politica, generando dei forti squilibri, ad esempio nella dimensione dell’inflazione, dove non si assiste ad un incremento dei prezzi sull’economia reale perché i flussi monetari arrivano quasi esclusivamente sui mercati finanziari spiazzando la domanda di investimenti e generando inflazione su azioni ed obbligazioni (per questo abbiamo deflazione in particolare da debito), disabituando gli investitori a valutare in modo attento e soprattutto corretto la sostenibilità di azioni e debito oltre a favorire la “moral hazard”, mantenedo artificiosamente bassi i tassi di interesse attraverso gli acquisti si modificano anche i tassi sulle scadenze più lunghe.

 

Guardare ai rendimenti obbligazionari decennali per comprendere i mercati aizonari

I rendimenti delle obbligazioni decennali sono di riferimento per gli “analoghi” dividendi azionari quindi, minore è il rendimento di una obbligazione ed in proporzione lo sarà anche quello richiesto sulle azioni (aumento dei prezzi), di cui è più difficile comprenderne le dinamiche, quindi ad esempio, se un titolo obbligazionario a dieci anni USA, ha un rendimento del 10% “chiederò in termini di aspettative” al mercato azionario il 18% (free risk + spread) , mentre se il rendimento del titolo a 10 anni è dell’1% anche il 2% di dividendi diventa “accettabile” considerando le potenzialità del mercato azionario.

L’incessante sostegno monetario, che si protrae da decenni se guardiamo al Giappone, genera artificiosi tassi ZERO o negativi sulle obbligazioni e sulla liquidità che, aggiunta alla bassa (o inesistente) del rischio  spinge investitori e pseudo a cercare nel mercato azionario una soluzione di investimento profittevole o almeno a provarci, spiazzando l’allocazione degli investimenti ed incrementando esponenzialmente i rischi per i detentori dei titoli, che non si rendono conto della dimensione dei rischi; confrontando poi una economia reale che offre difficoltà e preoccupazioni, il trading on line o la scommessa si legittimano ufficialmente.

Qual è la relazione effettiva tra il tasso di interesse i prezzi delle azioni?

Per rispondere a questa domanda, proponiamo di guardare al  “Modello di crescita Gordon” il cui pregio è mettere in evidenza quali sono i driver, gli elementi, oltre ai dividendi che determinano il valore di una impresa. Possiamo comprendere la relazione funzionale tra il prezzo delle azioni di un’impresa e il suo livello di dividendi, il tasso di interesse e il tasso di crescita del profitto dell’impresa. La formula è del valore

 

V= D/(i-g)

 

dove D =dividendo i = tasso di interesse e g crescita del profitto.

  • Se, diciamo D=10 USD i =5 % e g =0 5%, il prezzo delle azioni è di 200 USD [10 / (0. 05 – 0) = 200.
  • Se g arriva fino al 2 %, il prezzo delle azioni sale a 333. 3 USD
  • Se la banca centrale ha abbassato il tasso di interesse al 4%, il prezzo delle azioni sale ulteriormente a 500 USD
  • Se g dovesse poi scendere all’1%, il prezzo delle azioni tornerebbe a 333. 3 USD e se g scendesse addirittura allo 0,5 %, il prezzo delle azioni scenderebbe a 285. 7 USD

Il modello per quanto teorico pone in risalto quali siano gli effetti della variazione delle determinanti tasso di mercato e crescita dei profitti.

Per quanto riguarda il denominatore: se i tassi tendono a zero il denominatore si riduce ed aumenta il valore del titolo, anche se i tassi rimangono stabili e cresce il profitto (dinamica economica e finanziaria) o comunque il denominatore, nel nostro caso, se è vero chei tassi sono mantenuti artificiosamente bassi i valori sono già contraffatti e se la crescita dei profitti è dubbia come conseguenza dell’economia, è anch’essa dubbia ma c’è dell’altro…… al numeratore, i dividendi risentono delle politiche di bilancio, sono  quindi “gestibili” riducendo ad esempio i costi, con operazioni straordinarie, oppure diretta conseguenza dei tassi a zero (assenza di oneri finanziari), in questi casi è facile comprendere quale sia la situazione sui mercati finanziari.. Certo l’incantesimo può durare, ma per quanto? A quali costi?

 



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